martedì 14 agosto 2018

La regola del silenzio: Robert Redford colpisce ancora


Produttore, regista e attore Robert Redford è in tutti i sensi il vero protagonista de La regola del silenzio, film del 2012 che tratta la delicata e controversa tematica degli oppositori (pacifisti e un po' meno) negli Stati Uniti degli anni '70 alla la guerra in Vietnam.
Nell'America contemporanea si nascondono alcuni membri ricercati del movimento Weather Underground, coinvolti in esplosioni di edifici e in una rapina a mano armata in banca, finita male per l’uccisione di una guardia.
Dopo l'arresto di Sharon Solarz (Susan Sarandon, Thelma & Louise, Dead Man Walking), il giornalista Ben Shepard (Shia LaBeouf, Transformers, Eagle Eye) inizia ad indagare sui fatti avvenuti più di trent'anni prima, dando il via a una vera e propria caccia all'uomo quando scopre che Jim Grant (Robert Redford, La stangata, Tutti gli uomini del presidente), apparentemente un avvocato per bene con una figlia da crescere, è coinvolto in quei fatti lontani.
Ma non tutto è come sembra. Sotto l'apparenza della superficie ci sono verità, risvolti e ideali che Ben non è in grado inizialmente di comprendere e che metteranno a dura prova la sua capacità di giudizio e lo faranno riflettere anche sulla vita.
Non voglio svelarvi altro della trama, perché vi consiglio di vedere questo film e di farvi appassionare dalla fuga di Grant, dalle indagini di Shepard e dalla sapiente mano di Robert Redford, che dirige un cast stellare per una piccola chicca cinematografica passata in sordina.
Attori del calibro di Susan Sarandon, Nick Nolte (La sottile linea rossa), Stanley Tucci (Burlesque, Hunger Games), Julie Christie (Il Dottor Zivago) si prestano ad interpretare ruoli che danno vita a persone, con una storia, una vita e un'intensità che vanno ben oltre i minuti (per alcuni pochi) che appaiono sullo schermo. Chris Cooper (indimenticabile in American Beauty), Anna Kendrick (nomination a miglior attrice non protagonista per Tra le nuvole), Sam Elliott (anche lui in Tra le nuvole) affiancano un buon Shia LaBeouf, finalmente in un ruolo in cui non sembra un inconsapevole e insopportabile adolescente ma un uomo alla ricerca della verità.
Come sempre la regia di Redford è essenziale e finalizzata alla storia: la macchina da presa ti porta dentro quello che viene raccontato e rimani immerso negli eventi. Non ci sono manierismi né abbellimenti superflui, ed è questo che mi piace di lui, perché ti fa concentrare su ciò che vuole trasmettere.
I rimandi a degli importanti ruoli di Redford mi sono venuti in mente durante tutta la visione del film: il giornalista alla ricerca della verità de Tutti gli uomini del Presidente, il cowboy de L'uomo che sussurrava ai cavalli, la tenacia dell'agente della CIA in Spy Game.
Sicuramente con un ritmo più lento di altri film contemporanei, senza esplosioni o scene al cardiopalma, La regola del silenzio è nel suo complesso un piccolo capolavoro, che ci ricorda come e perché fare cinema, o almeno la motivazione che mi sembra di intuire dalla regia e da diversi ruoli di Redford: raccontare la vita.



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