lunedì 13 agosto 2018

Sherlock Holmes: come rendere pop il più celebre investigatore del mondo

Scaduti i diritti d'autore relativi al personaggio di Sherlock Holmes sono incominciate a fiorire nuove opere letterarie, cinematografiche, televisive (Sherlock del 2010, Elementary del 2012) e ludiche (Sherlock Holmes consulente investigativo del 2012) con protagonista il famoso investigatore privato ideato da Sir Arthur Conan Doyle. Sherlock Holmes di Guy Ritchie (2009) è una di queste. 
Il film parte subito nel bel mezzo dell'azione: non solo Sherlock Holmes (Robert Downey Jr, non vi devo dire che film ha fatto, no? n.d.M.)e il Dottor John Watson (Jude Law, idem) si conoscono e lavorano insieme già da tempo, ma siamo già nel pieno di un'inseguimento. Lo campiamo immediatamente perché la telecamera, dall'inquadrare la strada si alza e inizia a riprendere il movimento, muovendosi anch'essa, inseguendo ora Sherlock a piedi ora una carrozza con sopra Watson e Lestrade (Eddie Marsan, 21 grammi, le miniserie tv Little Dorrit e Jonathan Strange & Mr Norrell).
Il tutto si calma dopo il primo scontro corpo a corpo tra i nostri eroi e "i cattivi", alias degli adoratori di una setta che stanno compiendo un rituale con sacrificio umano. 
Capiamo subito che il nostro Sherlock Holmes è diverso da quello che ricordavamo come protagonista dei romanzi e dei racconti di Doyle (se non li avete letti ve li consiglio vivamente, n.d.M.): è molto più fisico del suo alter ego originale, arriva a prevedere i movimenti della lotta, è più affascinante. Anche Watson è diverso: più impulsivo e meno razionale del dottore e scrittore delle memorie dell'amico. 
Antagonista maschile è Lord Blackwood (Mark Strong, visto in tv nel recente Deep State, indimenticabile Merlino nei due Kingsman), detentore di un elevato potere ultraterreno che intende mettere in ginocchio la nazione e poi il mondo. 
In questa storia abbiamo infatti a che fare con la magia nera, che maschera in realtà una tecnologia più evoluta di quella conosciuta dalla maggior parte delle persone, quindi non andiamo a sfociare in qualcosa che va al di là dell'umana, o meglio, della Sherlock comprensione. 
Antagonista femminile di Holmes è la sua ex amante Irene Adler (Rachel McAdams, Mean Girls, Doctor Strange), una criminale che è riuscita a imbrogliare il nostro investigatore diverse volte, in quanto lui ne subisce sempre il fascino.
Altro personaggio ripreso dai libri è la fidanzata di Watson, Mary Morstan (Kelly Reilly, la Caroline Bingley di Orgoglio e Pregiudizio del 2005), incontrata per la prima volta nel romanzo Il segno dei quattro, quando la giovane ingaggia Sherlock e Watson. Nel film invece non si viene a sapere come abbia conosciuto il dottore e incontra per la prima volta Holmes al ristorante, dopo diverse insistenze di Watson. 
Questa discrepanza sarà stata sicuramente necessaria per il film ma essendo così diversa dal romanzo mi ha un po' infastidita. 
La storia si snoda poi tra le strade, i vicoli e le fogne di una Londra fine ottocentesca per niente pulita. 
Questa è una cosa che ho apprezzato molto del film: il realismo di location e abiti, che sono tutt'altro che lindi e immacolati, tranne i luoghi frequentati dalla nobiltà inglese (il ristorante dove Sherlock conosce Mary, il vagone di prima classe del treno, il parlamento inglese). 
Infatti, nonostante le condizioni igienico sanitarie della città fossero migliorate durante il regno della Regina Vittoria è credibile che i personaggi, muovendosi tra i docks sul Tamigi, tra le fogne e nelle fabbriche non avessero gli abiti sempre puliti, anzi! 
Come non è pulita la stanza di Sherlock dopo due settimane di auto detenzione in attesa di un nuovo caso: Watson scosta le tende per far entrare la luce del sole e si vede chiaramente la polvere danzare davanti alla macchina da presa. Un realismo così semplice ma tanto efficace nell'approfondire il carattere dell'investigatore, che tra un caso e l'altro oziava così tanto da arrivare a drogarsi (vd. romanzi e racconti).
La fisicità di Sherlock emerge, oltre che per i combattimenti con i nemici dentro l'arena di pugilato e fuori, anche dai vari inseguimenti durante il film, uno dei quali non mi è andato giù. Sto parlando di quello finale, quando insegue Irene attraverso le fognature dal parlamento fino al Tower Bridge. Ben che vada sono circa 2,6 miglia (poco più di 4 km); camminando ci si impiega quasi un'ora, correndo sicuramente molto meno e, anche se Ritchie ci ha mostrato che il nostro Sherlock corre molto velocemente, arrivare sopra il Tower Bridge a una sessantina di metri d'altezza senza un po' di fiatone da parte di entrambi mi sembra una cosa veramente assurda. Persino quando Downey Jr interpreta Iron Men si vede la fatica di portare addosso un'armatura così pesante. 



Una cosa che non poteva mancare in questo film era l'apparizione del Professor Moriarty, nemico per eccellenza di Sherlock Holmes, anche se apparso rare volte nella vita letteraria dell'investigatore, per la prima volta nel racconto L'ultima avventura, celebre per la morte di Holmes (che Doyle poi riportò in vita su insistenze dei lettori e degli editori). Moriarty è un genio del male, ha una mente così eccezionale da rivaleggiare con Holmes, tanto che, come nel secondo film con Downey Jr, l'unico modo per batterlo è perdere anche la propria vita. 

In sostanza questo film ha riportato in auge un personaggio letterario tra i più intriganti e famosi del mondo, aprendo la strada alle serie televisive successive (le già citate Sherlock ed Elementary) che, pur con differenze, modernità ed evoluzioni del personaggio, hanno dato all'immaginario collettivo dei nuovi volti dell'investigatore più intelligente mai creato.

Sherlock Holmes Trailer




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