domenica 12 agosto 2018

Assassin's Creed: come mi stavo addormentando nonostante Fassbender



Lo ammetto: ho deciso di guardare Assassin's Creed (2016) solo perché il protagonista è Michael Fassbender (Magneto nella nuova serie di X-Men, il Carl Jung di A Dangerous Method, Macbeth nell'omonimo film).
Non ho mai giocato ad alcun videogame della serie di Ubisoft, nonostante l'inconfondibile cappuccio bianco e le lame ai polsi siano ormai entrati nell'immaginario comune (soprattutto per chi frequenta qualche fiera del fumetto e vede numerosi cosplay di Assassin's Creed).
Con la mente aperta e la curiosità ho iniziato la visione di questo film, probabilmente il primo di una serie.
Fassbender interpreta Cal Lynch, criminale nel braccio della morte che sta per essere giustiziato ma che, dopo l'iniezione letale, si risveglia in un asettico laboratorio/prigione in Spagna.
Viene coinvolto nella guerra tra l'Ordine dei Templari e la Confraternita degli Assassini, da secoli in lotta tra loro per l'eliminazione del libero arbitrio gli uni e la salvaguardia della libertà gli altri, dalla scienziata Sofia (Marion Cotillard, premio Oscar per La vie en rose), alla ricerca dell'utopica eliminazione della violenza nel mondo.
Il padre di Sofia, Rikkin (Jeremy Irons: Lolita, Il mercante di Venezia e l'ultimo maggiordomo di Batman della DC, il mitico Alfred), mira a trovare questa mela della discordia nascosta dagli Assassini per eccellere tra i Templari, non tanto per sostenere l'ideologia dell'amata figlia.
Cal è l'unico a poter risolvere questa faida facendo soccombere la Confraternita, in quanto ultimo discendente di Aguilar, Assassino che ha nascosto questo manufatto nel 1492. Collegando Cal all'Animus, una macchina che prende il DNA del suo antenato immettendo i suoi ricordi in Cal, i Templari sono sicuri di riuscire ad ottenere quello che stanno cercando da secoli.
Questo cast avrebbe dovuto reggere la debole trama e dare credito al film, anche perché il regista Justin Kurzel e i due attori protagonisti avevano già lavorato insieme in Macbeth, cosa che poteva dare quella complicità in più che può dare origine a un ottimo film.
Purtroppo secondo me non è stato così, tanto che durante la visione stavo pensando di andare a dormire o di rileggere il romanzo giallo che tanto mi ha appassionato mesi fa (La verità sul caso Harry Quebert, ve lo consiglio vivamente).
La prevedibilità della storia fa sì che recitassi certe battute insieme ai personaggi, cosa che mi succede solamente dopo aver visto diverse volte un bel film, sicuramente non la prima volta che ne vedo uno in tv. E’ il classico esempio di una trama che si scrive da sola…
Gli effetti speciali, la regia e la fotografia sono curate, ma nulla di così eclatante o indimenticabile  da farmi pensare di non aver perso due ore.
L'intensità della recitazione della Cotillard è stata la migliore delle interpretazioni del cast, nonostante Fassbender rimanga un ottimo attore, ma la sua presenza non ha salvato un film che non avrò mai voglia di rivedere.



Nessun commento:

Posta un commento