Lo ammetto: ho deciso di guardare Assassin's
Creed (2016) solo perché il protagonista è Michael Fassbender (Magneto
nella nuova serie di X-Men, il Carl
Jung di A Dangerous Method, Macbeth nell'omonimo film).
Non ho mai giocato ad alcun videogame della serie di Ubisoft,
nonostante l'inconfondibile cappuccio bianco e le lame ai polsi siano ormai
entrati nell'immaginario comune (soprattutto per chi frequenta qualche fiera
del fumetto e vede numerosi cosplay di Assassin's Creed).
Con la mente aperta e la curiosità ho iniziato la visione di questo
film, probabilmente il primo di una serie.
Fassbender interpreta Cal Lynch, criminale nel braccio della morte che
sta per essere giustiziato ma che, dopo l'iniezione letale, si risveglia in un
asettico laboratorio/prigione in Spagna.
Viene coinvolto nella guerra tra l'Ordine dei Templari e la
Confraternita degli Assassini, da secoli in lotta tra loro per l'eliminazione
del libero arbitrio gli uni e la salvaguardia della libertà gli altri, dalla
scienziata Sofia (Marion Cotillard, premio Oscar per La vie en rose), alla ricerca dell'utopica eliminazione della
violenza nel mondo.
Il padre di Sofia, Rikkin (Jeremy Irons: Lolita, Il mercante di
Venezia e l'ultimo maggiordomo di Batman della DC, il mitico Alfred), mira
a trovare questa mela della discordia nascosta dagli Assassini per eccellere
tra i Templari, non tanto per sostenere l'ideologia dell'amata figlia.
Cal è l'unico a poter risolvere questa faida facendo soccombere la
Confraternita, in quanto ultimo discendente di Aguilar, Assassino che ha
nascosto questo manufatto nel 1492. Collegando Cal all'Animus, una macchina che
prende il DNA del suo antenato immettendo i suoi ricordi in Cal, i Templari
sono sicuri di riuscire ad ottenere quello che stanno cercando da secoli.
Questo cast avrebbe dovuto reggere la debole trama e dare credito al
film, anche perché il regista Justin Kurzel e i due attori protagonisti avevano
già lavorato insieme in Macbeth, cosa
che poteva dare quella complicità in più che può dare origine a un ottimo film.
Purtroppo secondo me non è stato così, tanto che durante la visione stavo
pensando di andare a dormire o di rileggere il romanzo giallo che tanto mi ha
appassionato mesi fa (La verità sul caso
Harry Quebert, ve lo consiglio vivamente).
La prevedibilità della storia fa sì che recitassi certe battute insieme
ai personaggi, cosa che mi succede solamente dopo aver visto diverse volte un
bel film, sicuramente non la prima volta che ne vedo uno in tv. E’ il classico
esempio di una trama che si scrive da sola…
Gli effetti speciali, la regia e la fotografia sono curate, ma nulla di
così eclatante o indimenticabile da
farmi pensare di non aver perso due ore.
L'intensità della recitazione della Cotillard è stata la migliore delle
interpretazioni del cast, nonostante Fassbender rimanga un ottimo attore, ma la
sua presenza non ha salvato un film che non avrò mai voglia di rivedere.
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