venerdì 28 giugno 2019

Deadpool 2: quando le scene migliori sono a fine film



Probabilmente andrò contro il parere di tutti dicendovi che Deadpool 2 non mi è particolarmente piaciuto. 
Dopo aver visto il primo film (irriverente, scorretto ma divertente, dove il protagonista parla direttamente con lo spettatore) mi aspettavo decisamente qualcosa di più dal secondo capitolo. Forse le aspettative erano così alte perché prima che uscisse Marvel e lo stesso Ryan Reynolds avevano creato grande hype e la pubblicità era su tutti i social. 
La storia comincia bene: Deadpool (Ryan Reynolds, X-Men le origini Wolverine) è famoso, adora uccidere i malvagi e a casa lo aspetta la bella e amata Vanessa (Morena Baccarin, Homeland). Proprio a causa di uno dei cattivi presi di mira da Deadpool però Vanessa viene uccisa e Wade Wilson va in depressione e tenta di uccidersi. A salvarlo è Colosso (Stefan Kapicic) che lo porta a casa di Xavier e cerca di farlo entrare negli X-Men. 
Deadpool un X-Men? Tranquilli non accade: finisce in una prigione per mutanti, senza poteri. Lì fa amicizia con un ragazzino maltrattato, Firefist (Julian Dennison), nel mirino del potenziato Cable (Josh Brolin, il Thanos di Avengers: Endgame), venuto dal futuro per ucciderlo. 
Pugni, sparatorie, uccisioni, morti assurde anticipano l'alleanza tra Cable e Deadpool, che cercherà di redimersi in nome dell'amata salvando l'anima del ragazzino.  
da imdb.com
Il film non è così divertente come il primo: le battute sono tante ma scontate, poche mi hanno fatta ridere. Wade Wilson è tanto scorretto quanto però prevedibile: appena appare sullo schermo Cable attendi la battuta sul fatto che Brolin interpreti anche Thanos nell'MCU e infatti arriva. 
Una scena divertente tra i due è quando Cable spara a Deadpool, che si difende con le sue spade. Non blocca neanche un proiettile, fa solo il figo. Ma questa scena la vediamo già nel trailer... 
da imdb.com
Sono quasi più interessanti i comprimari che il protagonista: Cable in primis, ma anche Firefist e Domino (Zaxie Beetz). Finalmente si dà anche maggior spazio agli X-Men che aiutano questo pazzo anti eroe: Colosso ma anche Testata Mutante Negasonica (Brianna Hildebrand). Carina la scena in cui vediamo gli X-Men di Dark Phoenix chiudersi in una stanza per non aver a che fare con Deadpool: almeno questa volta si vedono. Se vogliamo inserire Wilson in un quest'universo della Marvel dovremmo mostrarli di più.
Gli effetti speciali non sono niente male: volano proiettili, teste ma anche gambe di Deadpool, al quale ricrescono in maniera grottesca. 
Le scene che mi sono piaciute di più sono quelle dopo i titoli di coda: si vede Deadpool che cerca di riparare le linee temporali uccidendo Ryan Reynolds prima che giri Lanterna Verde e uccide poi Wade Wilson in X-Men Le origini - Wolverine e qui finalmente vediamo Hugh Jackman, tanto annunciato da Reynolds.
Probabilmente un film nel quale le scene più divertenti sono quelle dopo i titoli di coda è un film che non mi ha colpita.
A questo capitolo seguiranno X-Force e Deadpool 3, già annunciati. Saranno migliori?


mercoledì 26 giugno 2019

I film del martedì: Fast & Furious 7

Dopo diverse settimane ci siamo finalmente rivisti con Big G per il nostro appuntamento del martedì, per continuare la nostra serie di film impegnati guardando Fast & Furious 7 (Furious 7, 2015).
Qui la promessa di Big G di epicità di scene assurde che superano le leggi della fisica e della normalità si è finalmente realizzata. 

Fast & Furious 7
Donne, motori, velocità, duri che non si fanno piegare da nulla, multi etnicità, dollari: potemmo riassumere così più o meno tutti i F&F ma man mano che i numeri aumentano (sia in termini di film che di budget) si aggiunge sempre qualcosa. In questo film è Jason Statham (The Meg, Spy) che interpreta Deckard Shaw, il fratello più duro e più implacabile dello Shaw di Luke Evans del film precedente.
Universal Pictures
E' così implacabile che distrugge l'ospedale in cui è ricoverato baby Shaw. E' così un duro da combattere contro Hobbs e farlo finire in ospedale con un braccio fratturato. Il nostro amato Hobbs che, in canotta in un ufficio governativo (cioè con 16°C come temperatura massima) suda come se fosse nel deserto.
Shaw, ex assassino del governo di sua Maestà, vuole vendetta per il  fratellino a tutti costi e la otterrà solamente uccidendo tutti quelli che lo hanno ridotto così.
Sistemata Mia (incinta) e baby Brian i nostri eroi si riuniscono, aiutati dal governo americano, per sconfiggere Big Shaw. Ma il governo non è Hobbs bensì Mr. Nobody (Kurt Rusell, Tango & Cash, Guardiani della Galassia vol. 2) che con la sua squadra di militari super addestrati (sì, il soldato rompi scatole che snobba i buoni muore male, tranquilli),  collaborano con Dom & Family. Questi devono rubare per il governo l'occhio di Dio, un super programma creato da un hacker che spia tutti nel mondo e riesce a trovare qualsiasi persona. Non preoccupatevi, non ci sono rimorsi etici o alcun pensiero che il governo lo possa usare non a fin di bene. Non è un film di questo tipo.
Per avere il programma devono prima trovare chi lo ha creato, rapito dal super cattivo Jakande (Djimon Hounsou, Il gladiatore). L'hacker Ramsei è Missandei de Il trono di Spade (Nathalie Emmanuel) e subito Tej e Roman le fanno gli occhi dolci e ci provano. 
Dopo un volo da una scarpata che avrebbe ucciso qualsiasi persona comune, ma non Dom che ne esce illeso come Missandei, si fa un altro volo, questa volta ad Abu Dhabi, per recuperare l'occhio di Dio, spedito a un amico sfigato di Missandei.
E qui troviamo la scena più famosa di tutto il film: Dom e Brian su un'auto (e che auto! una Lykan HyperSport da tre milioni di euro) che volano attraverso le tre Ethiad Tower. Sì, in Furious 7 le auto volano ragazzi, eccome!
Recuperato il software, nonostante Shaw sia sempre stato alle calcagna degli eroi, questi lo usano per trovare il cattivone, che ne frattempo si è alleato con Jakande e ruba l'occhio di Dio e si accanisce contro i nostri. 
Vediamo quindi i buoni fuggire per le vie di Los Angeles su auto da corsa per sviare un drone armato di missili e tentare di hackerare il programma dell'hacker. 
Dopo estenuanti lotte, salti dalle auto in corsa, distruzione della città, grazie all'intervento di Hobbs (che con una gatling spara a un elicottero) riescono a sconfiggere i cattivoni e a incarcerare il povero Shaw, che voleva solo vendicare il fratellino. 
Dopotutto Shaw e Dom si somigliano parecchio: sono due muscolosi che hanno come valore più grande quello della famiglia. Sono uno contro l'altro, ma sarebbero potuti diventare migliori amici in un'altra occasione.
Guardando questo film ho imparato diverse cose:
- si può soffrire ancora una volta per la morte di Han. Non solo è morto in Tokyo Drift, ma anche in Fast & Furious 6 e pure in questo l'ho visto morire di nuovo. La sofferenza per Han non avrà mai fine.
- le auto possono volare. Quando ne hai bisogno sfidano la legge della gravità e volano, non importa se è praticamente impossibile. Se sopra c'è Dom lo fanno.
- lasciare la macchina in un parcheggio pubblico a L.A. è pericolosissimo e da evitare. I parcheggi sono così delicati che basta un missile per farli sgretolare come sabbia.
- Per togliersi il gesso a un braccio rotto basta ingrossare il muscolo (ma forse bisogna essere The Rock per riuscirci...).
- 7 film e 5 apparizioni addolciscono il personaggio di Letty, che diventa meno grezza e riesce perfino a sorridere.
- Mia è carina ma non guiderà mai più, perché ai fini della trama è una mamma da proteggere.
Sarà per questo che vedendo la scena finale creata dopo la morte di Paul Walker la lacrimuccia è scesa ma non ho pensato che salutandolo con quell'addio creato ad hoc anche il personaggio di Mia sarebbe stato relegato a un ricordo per i prossimi film.
Paul Walker
Infatti Brian ha scelto di vivere con la sua famiglia una vita tranquilla lontana dalle pallottole e dalle corse. Ma l'addio non è solamente a Brian. Infatti la morte di Paul Walker che lo interpreta, avvenuta in un incidente d'auto che nulla aveva a che fare con il film, ha scosso la troupe e gli amici attori tanto da creare questo finale strappalacrime (vd. video qui sotto) in cui guardano l'amico giocare con Mia e il figlio sulla spiaggia. 
Grazie ai fratelli di Paul, su insistenze del padre, si è potuto terminare Fast & Furious 7, con l'aggiunta in cgi del viso di Paul. Nelle scene di combattimento a L.A. il suo viso non è inquadrato in primo piano e nel finale si vede che c'è qualcosa di diverso. Ma non si poteva fare altrimenti per terminare il film e dedicarlo a questo attore filantropo californiano che è entrato nei cuori dei fan della saga. 



domenica 23 giugno 2019

x-Men: Dark Phoenix, come Sophie Turner si stacca da Sansa Stark


X-Men: Dark Phoenix (id., 2019) è il quarto capitolo della nuova serie degli X-Men, o parafrasando Raven/Mystica (Jennifer Lawrence, Il lato positivonel film dovremmo chiamarli X-Women.
Infatti la protagonista assoluta è Jean Grey, interpretata da una Sophie Turner che finalmente si distacca dal ruolo che l'ha resa celebre, ovvero Sansa Stark ne Il trono di spade. Non mi è mai piaciuta particolarmente, forse perché non ho mai amato il personaggio di Sansa neanche nei libri di Martin, ma nelle ultime due stagioni di GOT ha sviluppato maggior personalità ed è migliorata parecchio
da IMDB.COM
la sua recitazione. In X-Men: Apocalisse mi era piaciuta e ancor più in Dark Phoenix, anche se i capelli le stanno malissimo.

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La storia è piuttosto semplice: Jean Grey da bambina non sapeva gestire il proprio potere e per errore provoca un incidente d'auto nel quale muoiono i suoi genitori. Charles Xavier capellone (James McAvoy, Espiazione, X-Men: l'inizio, X-Men: giorni di un futuro passato) la prende con sé e la conduce nella sua scuola. Negli anni '90, dopo che gli X-Men si sono integrati nel mondo e vengono chiamati a risolvere situazione impossibili, il Presidente degli Stati Uniti (Brian D'Arcy James, Il caso Spotlight) chiede aiuto a Charles per salvare l'equipaggio di uno shuttle nello spazio. Raven, Hank/Bestia (Nicholas Hoult, Mad Max: Fury Road), Jean Grey, Scott/Ciclope (Tye Sheridan, Ready Player One), Tempesta (Alexandra Shipp, X-Men: Apocalisse), Peter/Quicksilver (Evans Peters, X-Men: Giorni di un futuro passato) e Kurt/Nightcrawler (Kodi Smith-McPhee) si recano nello spazio ma qualcosa va storto e quella che sembra un'eruzione solare esplode vicino a Jean. Incredibilmente sopravvive e nella scuola viene soprannominata Fenice, ma qualcosa in lei sta mutando. Infatti non era un'eruzione solare (ma va?! n.d.M
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.) ma l'energia che ha dato la vita all'universo e che ora sta distruggendo tutto ciò che incontra. 

Fenice inizia a far danni e fugge dalla scuola, finendo a chiedere aiuto a Erik/Magneto (Michael Fassbender, Steve Jobs) e mettendosi contro i suoi amici. Ad aiutarla arriva Vuk (Jessica Chastain, che sta meglio rossa invece di biondo
da IMDB.COM
platino, Interstellar), un'aliena che vuole il potere di Fenice per uccidere i terrestri e prendere possesso del pianeta Terra per la sua razza (se vi ricorda Transformers non sbagliate).

Non vi svelerò altro della trama, che non ha nulla di sorprendente, anche perché l'effetto sorpresa è stato rotto dal trailer dal quale si capisce una cosa fondamentale per la trama, l'unico vero colpo di scena direi. 
Gli effetti speciali del film non sono niente male, anche se non mi è piaciuto per niente il modo di volare di Fenice: lei sembra pesante, a disagio, è molto finto. E' nettamente migliore quello di Magneto, anche se non c'è confronto con i film precedenti. Di Magneto mi è piaciuto (oltre che Fassbender chiaramente) il comportamento e le ragioni che lo muovono. Quando poi finalmente comincia a usare il suo potere diventa figo. Non solo quando accartoccia un vagone di un treno ma soprattutto quando usa decine di armi contro Vuk.
La profondità che ho trovato negli altri film, specie in Giorni di un futuro passato, qui è più di sottofondo: il confine tra bene-male, la paura di se stessi, l'ammettere i propri errori sono i temi toccati, ma si potevano approfondire maggiormente. Più che altro rimane centrale il personaggio di Fenice, ma si potevano approfondire maggiormente i personaggi di contorno. 
Interessante l'evoluzione del personaggio di Xavier: ha vissuto la sua intera vita per l'integrazione dei mutanti ma si accorge per la prima volta di aver commesso degli errori. Errori che lo portano a mettere in dubbio la sua missione. La perfezione, la vocazione di mentore che hanno sempre caratterizzato il Professor X interpretato da Sir Patrick Stewart qui si mettono in dubbio fortemente e la cosa mi è piaciuta. Non è più o bianco o nero, ma in questo film tutto è grigio: Xavier, Jean Grey, Magneto, Bestia. Tutto tranne Ciclope e Raven. Quest'ultima è come se avesse raggiunto la pace che agognava nei capitoli precedenti. 
Il personaggio di Quicksilver invece è piuttosto marginale: lo vediamo solo nella prima parte del film ed è subito messo ko. Secondo me aveva un potenziale enorme che è stato dimenticato: anche solamente il fatto che Magneto è suo padre.
Insomma un film che non è male, ma manca di qualcosa, non mi ha coinvolta appieno. 



giovedì 20 giugno 2019

X-Men: giorni di un futuro passato

Il secondo capitolo della nuova saga dei mutanti Marvel già nel titolo, Giorni di un futuro passato (X-Men: Days of Future Past, 2014) ci rivela che un bel viaggio nel tempo non ce lo toglierà nessuno.
Bryan Singer (Bohemian Rapsody, I soliti sospetti) non si è lasciato scappare l'occasione di unire i personaggi ringiovaniti con quelli precedenti, che tanto abbiamo apprezzato. Ci ritroviamo quindi in un futuro distopico, dove i mutanti rimasti sono pochissimi e in lotta con delle macchine assassine con il solo scopo di uccidere chi porta il gene della mutazione. 
Il Professor X (Patrick Stewart, Logan), Ian McKellen (Il signore degli anelli), Tempesta (Halle Berry, John Wick 3), Kitty (Ellen Page, The Umbrella Academy) tentano un ultimo disperato tentativo di sopravvivenza portando indietro nel tempo la coscienza di Wolverine (Hugh Jackman, Logan, The Greatest Showman), nel corpo del Logan del 1973.
Si ritrova così a dover contattare il professor Xavier del tempo (James McAvoy, Espiazione), con pochi poteri ma non in sedia a rotelle, che vive insieme a Hank (Nicholas Hoult, Mad Max: Fury Road) nella sua grande casa. Devono impedire a Mystica (Jennifer Lawrence, Il lato positivo) di uccidere Tyrion Lannister/dottor Trask (Peter Dinklage, Il trono di spade), il futuro inventore delle Sentinelle assassine del futuro.
Per farlo hanno bisogno di Magneto (Michael Fassbender, A Dangerous Method, Assassin's Creed), facendolo evadere grazie all'aiuto del velocissimo Peter Maximoff/Quicksilver (Evan Peters, Kick Ass) e insieme provano a far tornare sui propri passi Mystica.
Wolverine riesce ad unire Charles ed Erik, "fianco a fianco di questa guerra ancora prima che inizi".
Nonostante io non ami troppo i film con i viaggi spazio temporali devo ammettere che Giorni di un futuro passato mi è piaciuto molto. Innanzitutto abbiamo un cast al secondo film insieme che funziona alla grande: Fassbender nei panni di Magneto funziona benissimo, nonostante abbia adorato l'interpretazione di Ian McKellen (è bravo e intenso in qualsiasi ruolo interpreti). Fassbender ci regala un Magneto concentrato, risoluto, convinto dei propri ideali.
Il giovane Magneto è affiancato da un Charles che ha perso la sua strada e la fiducia in se stesso. L'arrivo di Logan lo riporterà sulla retta via, quella stessa via che gli ha permesso nel futuro/passato di aiutare Logan stesso. E il suo ritorno al presente speriamo che porti a un mondo diverso da quello che abbiamo visto nel film Logan (id., 2014), perché un po' di speranza e di felicità serve a questa anima tormentata...
La dicotomia Charles-Erik presente nel primo film si sente anche in questo ma i concetti di bene e male sono più aperti a interpretazioni. Sappiamo a cosa porterà il futuro e la loro diversa visione della vita dei mutanti, ma il fine ultimo che entrambi hanno è quello di sopravvivere. Vediamo un Magneto/McKellen affermare "tutti quegli anni sprecati a combattere, Charles" in una toccante scena mentre parla con l'amico di un tempo. Combattere l'uno contro l'altro non è servito, avrebbero dovuto combattere insieme per un futuro migliore, per una convivenza pacifica tra umani e mutanti e per questo stanno combattendo l'ultima vera battaglia insieme, sacrificando anche se stessi. 




mercoledì 19 giugno 2019

X-Men - l’inizio: ovvero quando comincia la guerra dei mutanti

© 2011 - Twentieth Century Fox Film Corporation


Dato che nelle sale cinematografiche è già presente il nuovo capitolo della saga degli X-Men, X-Men: Dark Phoenix, vediamo come tutto è ri-cominciato.
Come sottolinea già il titolo italiano (in originale: X: Frst Class, 2011), questo reboot segna un nuovo inizio per la fortunata saga dei mutanti Marvel.
In realtà questo film è un prequel di tutta la storia già vista: la narrazione si svolge prima di X-Men del 2000 e narra come Erik Lensherr (Michael Fassbender, Assassin's Creed) e Charles Xavier (James McAvoy, Split) sono diventati rispettivamente Magneto e il Professor X, spiegandoci anche il loro rapporto di lunga data.
I fan della saga apprezzeranno come le scene che aprono questa storia siano state riprese da X-Men di Bryan Singer: vediamo un giovane Erik che muove il metallo per la prima volta, scoprendo che sa fare qualcosa di inspiegabile.
La narrazione prosegue e scopriamo come nel campo di concentramento il perfido e calcolatore Klaus Schmidt (Kevin Bacon, Footloose) lo usi come cavia, insegnandogli a usare il suo enorme potere. Il veder morire davanti ai propri occhi la madre e le sofferenze subite segneranno per sempre Erik, portandolo sulla cattiva strada.
Parallelamente il piccolo Charles è già consapevole della sua mutazione e sa usare il suo potere anche se è ancora un bambino. L’instabilità e la rabbia del primo già si contrappongono alla positività e alla consapevolezza di sé dell’altro.
L’incontro con la mutaforma Raven ci mostra come Charles voglia aiutare il prossimo e sia già pronto ad accogliere altri mutanti in casa sua, anticipandoci una delle caratteristiche del Professor X.
Negli anni Sessanta vediamo i due protagonisti ormai adulti affrontare la ricerca dell’odiato Schmidt/Sebastian Shaw, alimentata da rabbia e omicidi, e l’affermazione di sé con la laurea e le conoscenze in fatto di mutazione genetica.
Grazie a queste Xavier conoscerà l’amata agente della CIA Moira Mac Taggert (Rose Byrne, Marie AntoinetteSpy) e successivamente Erik.
© 2011 - Twentieth Century Fox Film Corporation
La dicotomia tra Erik e Charles è evidente e neppure la loro amicizia riuscirà alla fine a farli combattere dalla stessa parte, perché come già sappiamo, Erik diventerà Magneto e dichiarerà guerra al genere umano.
La nascita di queste due icone degli X-Men, il giusto spazio finalmente dato loro con questo film (la prima trilogia ha dato maggior spessore a Wolverine, ammettiamolo) ci fa amare i personaggi interpretati da James McAvoy e Michael Fassbender, nonostante fossimo affezionati a Patrick Stewart e a Sir Ian McKellen.
Comprimari dei due, oltre a Moira, ci sono altri mutanti, tra i quali: Mystica (Jennifer Lawrence, Hunger GamesIl lato positivo) che lotta contro il suo aspetto per la voglia di integrarsi; Angel (Zoe Kravitz, figlia del cantante Lenny Kravitz e apprezzata nella serie Big Little Lies); Hank/Bestia (Nicholas Hout, il piccolo Marcus di About a Boy) che non accetta la sua parte mutante e la vuole sopprimere; Alex Summers, in arte Havok (Lucas Till, MacGyver), poco incline alle regole.
A fianco di Shaw, mutante anch’esso e in grado di imbrigliare l’energia apparendo sempre giovane, ci sono il diabolico Azazel (Jason Flemyng, La leggenda degli uomini straordinari) e la conturbante Emma Frost (January Jones, nota per la serie tv Mad Men), una telepate che tiene testa a Xavier.
Anche se alcuni mutanti sono poco approfonditi, questo film ha dato spazio a dei personaggi presenti nei comics ma mai citati nelle altre pellicole.
Molto divertente è la parte in cui Charles ed Erik li reclutano per combattere: ricorda molto l’inizio di Ocean’s Eleven, che riprende indubbiamente The Blues Brothers quando Elwood e Jack riformano la banda. Unico a rifiutarsi persino di parlare con i due è Logan (Huhg Jackman, Logan), nel suo cameo di qualche secondo che lo fa essere l’unico degli X-Men originali ad aver partecipato a tutti i film finora usciti al cinema.
Molto spiritosa è la scena estesa presente nei contenuti speciali del blu ray riguardo il reclutamento di Angel. Mentre nel film si vede solamente Erik mostrarle il proprio potere, nella scena tagliata anche Charles le mostra di cosa è capace, facendole credere di vedere Erik vestito da donna. Questi secondi in più sarebbero potuti essere inclusi dando più spessore alla storia, mostrando il lato comico e giovanile di Xavier.
Durante il reclutamento e la lotta contro Shaw vediamo la volontà di Charles di integrare i mutanti nella società, usando i poteri per difendere i più deboli. Contemporaneamente l’oscurità si fa strada in Erik, che comprende ciò che abbiamo visto nei film precedenti e successivi degli X-Men: l’integrazione è difficile e in molti casi impossibile.
La paura del diverso che per Xavier può essere un punto di partenza per conoscersi e aiutarsi, per Magneto è e sempre sarà una guerra per sopprimere la diversità. Unica strada per lui è combattere chi si oppone alla mutazione, lasciando che l’evoluzione prenda il sopravvento.
L'attualità di questa tematica è disarmante.


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domenica 16 giugno 2019

Le due verità: quando Agatha Christie diventa una moda


La BBC ha acquisito i diritti delle opere di Agatha Christie, la scrittrice di gialli più famosa del mondo, e dal 2015 possiamo trovare nuovi adattamenti televisivi delle sue opere. Le due verità (Ordeal by Innocence, 2018) è una di queste: una miniserie televisiva composta da due puntate di circa 90 minuti l'una tratta dall'omonimo libro della scrittrice inglese.
In una tenuta di campagna, circondata da alberi e da un lago, viene scoperto il cadavere della ricca Rachel Argyll (Anna Chancellor, Orgoglio e pregiudizio) da parte della cameriera Kirsten (Morven Christie). Dell'omicidio viene incolpato uno dei figli adottivi di Rachel e del marito Leo (Bill Nighy, Love Actually), Jack (Anthony Boyle), che viene portato in carcere a seguito di prove schiaccianti, dove però muore per una lite con altri detenuti.
il cast, da IMDB.COM
Diciotto mesi dopo Leo è prossimo all'altare con la provocante ex segretaria di Rachel, Gwenda (Alice Eve, Iron Fist e Belgravia in fase di lavorazione), con il dissenso dei figli Mickey (Christian Cooke, Le streghe dell'East End), Tina (Crystal Clarke), Hester (Ella Purnell, Miss Peregrine) e Mary (Eleanor Tomlinson, Poldark), sposata con l'ex militare Philip (Matthew Goode, Downton Abbey, Stoker), in sedia a rotelle a causa di un incidente.
A interrompere questa poco idilliaca riunione di famiglia arriva il dottor Arthur Calgary (Luke Treadaway, Fortitude) che afferma di essere l'alibi di Jack e quindi il l'assassino di Rachel è ancora libero e probabilmente è uno degli abitanti della casa.
Tra passato e presente, bugie, segreti, tradimenti e verità nascoste la vicenda va avanti per i due episodi (tre in originale), mostrandoci che tutti hanno qualcosa da nascondere. La vicenda si sarebbe potuta risolvere sicuramente in un unico film tv da due ore, ma questa miniserie è un puro esercizio di stile in cui la regista Sandra Goldbacher (La governante, Victoria) si è espressa in tutte le sue capacità. Riprese dense di emozioni, inquadrature perfette, ambientazione calda e realistica: non riuscivo a staccare gli occhi dallo schermo. 
Gli attori si sono calati nei personaggi interpretandoli alla perfezione, dalla triste cameriera di Morven Christie all'espressivo e folle Jack di Anthony Boyle.
Ancora una volta la BBC ci regala un adattamento di un libro inglese (come ha fatto ad esempio con Orgoglio e Pregiudizio di Jane Austen) girato alla perfezione con attori sopra le righe. 
Nonostante questo libro della Christie mi manchi, presumo che il finale non sia esattamente quello della miniserie ma mi ha comunque invogliata a vedere gli altri adattamenti BBC degli ultimi anni, La serie infernale e Dieci piccoli indiani.
Una scrittrice del secolo scorso così attuale da avere numerosi adattamenti delle sue opere fa riflettere sull'universalità dei suoi racconti: amore, passione, odio, omicidi rimangono e rimarranno sempre attuali, soprattutto se raccontati con la maestria di Agatha Christie, che ha creato personaggi immortali quali Miss Marple ed Hercule Poirot.

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venerdì 14 giugno 2019

La truffa dei Logan: un divertente Ocean's 11 campagnolo

da IMDB.COM

La truffa dei Logan (Logan Lucky, 2017) ci riporta indietro alle atmosfere della saga di Ocean's 11. Dopotutto il regista è il medesimo, Steven Soderbergh, ma questa volta non ci porta sullo schermo George Clooney (sodalizio durato ben 4 film) ma Channing Tatum, che ha diretto in Magic Mike (2012).
In questo film Tatum non è il figo palestrato che siamo abituati a vedere perché è appesantito e un po' invecchiato. Minatore scapestrato, zoppo, con una ex moglie superficiale (Katie Holmes, Dawson's Creek) e una figlia, Sadie (Farrah Mackenzie, Amanda McKay), costretta a partecipare a un concorso di
Photo by Claudette Barius - © Fingerprint Releasing
bellezza, Jimmy Logan vuole una svolta nella sua vita. Coinvolge così il fratello Clyde (Adam Driver, il Kylo Ren della nuova trilogia di Star Wars), barista senza una mano perché persa in Iraq, nella rapina di un circuito automobilistico. Insieme alla sorella parrucchiera Mellie (Riley Keough, Mad Max: Fury Road) esperta di auto e al rapinatore di banche Joe Bang (un platinato Daniel Craig, alias l'attuale James Bond) mettono a punto un piano organizzato nei minimi dettagli. Ma i contrattempi possono succedere, come dover cambiare giorno, organizzare un'evasione e una rivolta in una prigione, incastrare la rapina e il concorso di bellezza di Sadie nel medesimo giorno.
Il film cita gli Ocean's ma ci sono altri marchi di fabbrica di Soderbergh: battute, divertimento, qualche colpo di scena, personaggi studiati e interessanti. 
Inoltre è ambientato in West Virginia e questo stato dovrebbe ricordarvi la famosissima (e bellissima) canzone di John Denver Take Me Home, Country Roads, che viene citata all'inizio del film e ripresa un paio di volte. Canzone presente anche in un altro film con Tatum, Kingsman: il cerchio d'oro.
Il film è pieno di citazioni dei nostri tempi: oltre ai film di Soderbergh troviamo anche dei carcerati appassionati dei libri de Il trono di Spade, che durante la rivolta organizzata da Bang chiedono che vengano acquistati i libri di Martin.
Anche se a tratti prevedibile La truffa dei Logan ci mostra bravi attori: Driver in primis, ma anche Tatum in un ruolo che non esalta il suo fisico, la Holmes che interpreta un personaggio superficiale e antipatico che ce la rende insopportabile in ogni scena. 
Un film passato un po' in sordina, che però vi consiglio di vedere perché può sorprendervi. 
 
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mercoledì 12 giugno 2019

The Meg: Jason Statham vs Megalodonte

da IMDB.COM
Squali giganti e Jason Statham: è chiaramente un film da vedere.
Pensavo fosse la solita cavolata alla Mega Shark vs Giant Octopus, invece Shark - Il primo Squalo (The Meg, 2018, titolo originale nettamente migliore di quello italiano) è un film più serio (degli altri con squali giganti intendo), con effetti speciali fatti benissimo e un mare meraviglioso.
Il film inizia con un flashback in cui Jonas Taylor (Jason Statham, Fast & Furious 7, Spy)  durante un'azione di salvataggio ad alte profondità prende la difficile decisione di abbandonare parte della sua squadra per mettere in salvo tutto il resto dell'equipaggio. Secondo lui qualcosa stava colpendo il sottomarino in difficoltà, ma per l'amico dott. Heller (Robert Taylor, Matrix) era solamente un pazzo egoista.
Qualche anno dopo lo scienziato Zhang (Winston Chao) grazie ai fondi del miliardario Morris (Rainn Wilson, The Office) ha costruito una stazione di ricerca oceanografica al largo della Cina per dimostrare che il punto più profondo dell'Oceano (la fossa delle Marianne) è ancora più profondo di quanto pensiamo perché il fondo oceanico in realtà è una nuvola di gas che isola un ulteriore strato di acqua. Per provarlo invia una squadra di tre persone che penetra questo strato di gas e arriva al vero suolo oceanico. Lori (Jessica McNamee, La battaglia dei sessi), Toshi (Masi Oka, Heroes) e The Wall (Olafur Darri Olaffson, True Detective) si trovano davanti una fauna sconosciuta e incredibile (budget della cgi speso benissimo) ma vengono colpiti più volte da qualcosa e il loro mezzo si rompe.
Serve quindi una squadra di recupero che li vada a salvare e Zhang e Mac (Cliff Curtis, Fear The Walking Dead) si recano in Thailandia da Jonas, che per salvare la ex moglie Lori si unisce al gruppo e si immerge. Da solo. A oltre diecimila piedi di profondità. 
Salva anche la figlia di Zhang, Suyin (Bingbing Li, Transformers 4) da quello che scoprono essere il cattivo del film: uno squalo preistorico così grande che non può essere nientemeno che un megalodonte!
Fino a questa scena lo squalo non si è visto. Si sono visti movimenti, un animale ha attaccato Suyin ma era un calamaro gigante, insomma il vero protagonista del film (dopo Statham) non era ancora apparso in tutta la sua maestosità. Questa è la cosa che mi è piaciuta di più: John Turteltaub (regista, Il mistero dei templari) ha creato pathos e aspettativa non mostrando subito Meg in tutta la sua maestosità. Perché questo megalodonte è maestoso, bellissimo e credibile in quanto hanno è stato chiaramente preso come modello uno squalo bianco. I
da IMDB.COM
movimenti sono credibili e se avete visto qualche documentario della Shark Week riconoscerete le modalità di attacco dello squalo bianco. 

Da qui in poi la trama è prevedibile: Jonas si prende una bella cotta per Suyin e si affeziona subito anche a sua figlia di otto anni (Shuya Sophia Cai, al suo secondo ruolo sullo schermo), diverse persone muoiono a causa di Meg e chiaramente non c'è mai un solo squalo (un po' come per i Sith).
Non fare il tifo per un megalodonte non è stato facile: non ci fosse stato Statham come antagonista avrei parteggiato in tutto e per tutto per lo squalo. Ma come si fa a non tifare per uno che si getta nell'oceano sapendo che c'è un megalodonte lì sotto solamente per salvare l'amata?! 
Pere gli ometti interessati c'è anhe Ruby Rose (Orange is the new black, Batgirl nell'ononima serie tv di prossima uscita facente parte dell'Arrow-verse) nel film, con una capigliatura improponibile, che neanche l'oceano la migliora... 
Quello che pensavo un filmaccio potrebbe diventare il mio film trash preferito: effetti speciali degni di nota, Jason Statham come protagonista, uno squalo come co-protagonista. 
In quest'estate calda (anche se è ancora primavera da calendario) non c'è niente di meglio di un film così rendermi felice di non andare in vacanza al mare quest'anno!


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lunedì 10 giugno 2019

RED: un Bruce Willis più in forma che mai

da IMDB.COM

Red è un action movie tratto da un fumetto della DC Comics, interpretato da un  cast di alto livello: i premi Oscar Helen Mirren e Morgan Freeman, John Malkovich, Bruce Willis e un irriconoscibile Eomer de Il Signore degli Anelli, Karl Urban.
Il protagonista Frank Moses è interpretato da Willis, che nel 2010 aveva 55 anni, un’età distante dai tempi dei suoi action movie come Die Hard (1988), ma non ci delude.
Frank cerca di condurre una vita normale: fa la spesa, si tiene in forma, addobba la sua casa per Natale. Nella scena iniziale Frank si guarda attorno e con una panoramica a 360° la macchina da presa ci mostra come tutte le identiche case del vicinato siano addobbate a festa, tranne quella di Frank. Nella scena immediatamente successiva la sua diventa come le altre, con un enorme pupazzo di neve in plastica che si illumina. 
Questo volersi uniformare a tutti i costi ci fa capire subito che Frank Moses non è una persona qualunque come vuole sembrare: è un  ex agente operativo della CIA che ha rovesciato governi, partecipato a operazioni segrete, addestrato agenti e ora è in pensione perché classificato come “RED”, reduce estremamente distruttivo. 
Infatti il lupo perde il pelo ma non il vizio: lo dimostra come uccide con velocità e astuzia le due unità di mercenari introdottesi a casa sua per eliminarlo. Cercando di capire chi è il mandante si mette in contatto con le persone a lui vicine, ora in pericolo. Si reca quindi da Sarah (Mary-Louise Parker, Weeds), l’impiegata dell’ufficio pensioni per la quale ha una cotta e si introduce di nascosto a casa della donna, le prepara la valigia per la fuga e passa anche l'aspirapolvere! E’ naturale che Sarah lo ritenga un pervertito ma è obbligata a seguirlo (dopotutto è legata e imbavagliata nell’auto di Frank), perché è diventata un bersaglio.
Dopo il fallimento dei commando, per eliminare Frank viene ingaggiato l'agente operativo della CIA William Cooper (Karl Urban). Per farvi capire com’è il personaggio, Cooper è un elegante padre di famiglia che mentre esegue un omicidio, organizzando meticolosamente la scena del delitto per farlo apparire un suicidio, parla con la moglie che gli chiede di comprare il latte. Un figo insomma.
Il film entra nel vivo dell'azione quando i due entrano in contatto in una scena pazzesca al rallenty: l'auto di Frank è colpita dal suv di Cooper e si mette a girare su se stessa; lui scende con calma con la pistola puntata sparando contro il suv mentre dietro di lui l’auto continua a girare. Se prima non si era capito, ora è chiaro che il film non si prende sul serio ed è proprio questo che lo rende divertente e godibilissimo.
Frank coinvolge uno a uno i suoi ex colleghi per far luce sulla faccenda. Dapprima Joe (Morgan Freeman, Seven, Million Dollar Baby) che vive in una casa di riposo ma è ancora in contatto con le persone giuste. Frank e Sarah si recano poi da Marvin (John Malkovich, Billionsche vive in Florida in una casa sotterranea per non farsi vedere dai satelliti. Chiamarlo paranoico e un po' pazzo è dir poco. Anche lui diventa un bersaglio ma insieme al suo maiale di pezza si allea con Frank per risolvere la faccenda.
Dopo varie sparatorie, esplosioni e morti, Frank e Sarah si introducono nella sede centrale della CIA a Langley, Virginia, per far luce sulla faccenda. Frank combatte contro Cooper, “il vecchio” contro “ il giovane”. Inutile dire come entrambi risultino pieni di lividi e tagli, ma Cooper riesce a sparare a Frank, che è costretto alla fuga. L’unica persona che lo può aiutare è Victoria (Helen Mirren, The Queen), ex agente ora in pensione che accetta ancora dei “lavoretti” per divertirsi. 
Questi RED lavoreranno di nuovo insieme per fermare il nemico comune...
Mi fermo qui per non svelarvi il finale, abbastanza scontato ma che comunque si adatta alla storia del film. 
Come dicevo inizialmente il cast è formidabile e la trama, piena di intrighi, sparatorie ed esplosioni, tiene desta l’attenzione dello spettatore. Il fatto di non prendersi sul serio è il punto vincente del film. 


domenica 9 giugno 2019

The Host (2013): una piacevole sorpresa firmata Meyer


La maggior parte dei film tratti da libri (The Host di Stephenie Meyer, l'autrice della saga Twilight per intenderci) mi attirano ma mentre li guardo divento scettica, fino a restarne delusa. 
Il libro della Meyer non è male: che piaccia o meno, lei scrive bene e le sue storie ti coinvolgono. Possono ovviamente non piacere i vampiri che brillano alla luce del sole (sappiamo tutti che i veri vampiri non brillano al sole!) ma è capace di scrivere, questo è indubbio.
Dopo i primi tre minuti del film però ero scettica se andare avanti o meno nella visione, ma proseguendo fortunatamente è migliorato.
Le prime parole della voce narrante sono oscure, d'effetto e particolarmente inquietanti: “il mondo è in pace, la guerra non esiste più”, ma  è stato subito spiegato tutto nei dettagli.
Degli alieni chiamati Anime sono arrivati sul nostro pianeta e hanno creato una civiltà pacifica, sincera, che vive secondo le regole, salvando così la Terra dall'autodistruzione. Unica pecca: le Anime per far questo si sono impossessate degli esseri umani, entrando nei loro corpi e rendendoli succubi alla loro volontà. Chi è sotto il controllo degli alieni si distingue per il colore azzurro ghiaccio brillante che assumono gli occhi e il passaggio sembra irreversibile.
Se il film fosse iniziato con la scena seguente, cioè con Melanie (Saoirse Ronan, Hanna) che lotta contro queste Anime e si getta da una finestra forse l'interesse sarebbe scaturito subito.
La storia non è originalissima: degli alieni che per vivere si impossessano dei corpi degli esseri umani e li "infettano" quasi tutti tranne alcuni che combattono per rimanere se stessi sa di già visto e già letto. Ma è il modo di raccontarlo del libro (ve lo consiglio) e della recitazione della Ronan nel film che intriga e ti coinvolge durante la visione. Infatti ha saputo creare una perfetta ambivalenza nel suo personaggio: le anime di Melanie e di Viandante/Wanda coesistono nel corpo della ragazza, mostrando i diversi sentimenti e i pensieri che le accompagnano, tanto da riuscire a distinguerle.
La Meyer non ha resistito ad inserire l'ennesimo triangolo amoroso, ma questa volta è più complesso, perché si trasforma in un quadrato. Melanie e Jared si amano (Max Irons, The White Queen), ma Wanda si è innamorata di Ian (Jake Abel, Peercy Jackson e gli dei dell'Olimpo) che nonostante le differenze tra loro e l'iniziale ostilità si è affezionato a lei.
Recitato da attori bellocci per attirare le teenager resta comunque interessante per le dinamiche tra i personaggi tra i quali spiccano, oltre alla Ronan, un emozionante William Hurt (A history of violence), nella parte di Jeb alias lo zio di Melanie, e una testarda e gelida Diane Kruger (Bastardi senza gloria), alias la Cercatrice.
Convivere con le Anime o eliminarle definitivamente? Liberarsi di loro uccidendole o rimandarle nello spazio?
Queste le domande che portano alla luce questioni ben più complesse e contemporanee, come la paura del diverso, l'integrazione, la condivisione e il convivere con qualcuno di così diverso nella forma ma non nella sostanza.
Sentimenti che uniti ai paesaggi desertici mozzafiato fanno di questo film una inaspettata piacevole pellicola, nonostante le differenze con il libro che vi consiglio di leggere, soprattutto per le dinamiche d'interazione Melanie/Viandante.


venerdì 7 giugno 2019

Cowboys and Aliens ovvero: come rovinare un buon film western moderno



Daniel Craig e Harrison Ford: come potevo non guardarlo? Forse pensando di più a cosa stavo facendo in quel momento...
© 2011 - Universal Studios
Cowboys and Aliens inizia con Jake Lonergan (Daniel Craig, l'attuale James Bond) che si sveglia all'improvviso nel bel mezzo del nulla. Ai più attenti questa scena ricorderà l'incipit della serie tv Lost, ma la somiglianza tra il Jack di Matthew Fox e il Jack di Craig termina qui.
Anche se senza memoria di sé e del suo passato, Jake si rivela fin da subito un abile combattente, uccidendo dei cowboy in pochissimi secondi. Se a questa forza uniamo dei paesaggi sconfinati, una luce solare a tratti così luminosa da essere accecante (siamo nel deserto) e una ricostruzione dell'ambientazione così naturale da ritrovarci immersi in un villaggio del far west, la ricetta per un buon western è servita su un piatto d'argento!
Oltre ai luoghi giusti ci sono anche i personaggi giusti che si incastrano tra loro. Lo smemorato arriva in un villaggio gestito dal colonnello Woodrow Dolarhyde (Harrison Ford, non vi devo dire i film che ha fatto, giusto?), il cui figlio Percy (Paul Dano, Il petroliere) fa il buono e il cattivo tempo con i compaesani. Il saloon è gestito da un barista/dottore frustrato (Sam Rockwell, Iron Man 2); lo sceriffo della città (Keith Carradine, Fargo) è in bilico tra il far rispettare la legge e le regole dettate dal colonnello. Il prete è armato con un fucile e una donzella (Ella, interpretata da Olivia Wilde, Dr. House) sembra sapere cosa sia successo a Lonergan e sembra anche essere attratta da lui.
Peccato che poi arrivino gli alieni a rovinare tutto questo!! 
Bisogna dare atto agli sceneggiatori che non li hanno introdotti fin dall'inizio (bracciale metallico un po' steampunk di Jake a parte), ma se non ci fossero stati sarebbe stato un gran bel film.
Ma gli alieni ci sono, quindi analizziamo anche la loro parte all'interno della storia.
Inizialmente non si vedono, la loro graduale comparsa crea interesse: dapprima si intuisce solamente il loro passaggio, sono molto veloci e si nascondono; poi si vedono le lunghe unghie e le zampe e infine tutta la loro mostruosità. Gli effetti speciali non sono niente male, le sembianze di questi extra terrestri ricordano un po' Alien e Predator.
Contraddistinti dal colore grigio scuro sono in netta contrapposizione con i colori caldi e chiari dell'ambientazione e questo li fa sembrare ancora più freddi, crudeli e fuori posto nel nostro mondo. Il distacco con ciò che li circonda fa sì che i dissapori tra gli abitanti del villaggio, ai quali si aggiungono anche gli indiani, si annullino per unirsi contro un nemico comune che sta per distruggere tutto ciò in cui credono e uccidere le persone che amano.
Risposte al perché questi mostri siano sulla Terra e come si comportino non ci sarebbero se non fosse per Ella, che si rivela essere anch'essa una creatura aliena che ha preso le sembianze umane.
Grazie alle sue conoscenze, derivanti dalla distruzione della sua razza causata dai mostri in questione, guida un manipolo di uomini e distrugge gli alieni, al costo della sua stessa vita.
Daniel Craig è abbastanza espressivo in questo film e così palestrato da mettere in mostra il suo fisico con camicie strette e sempre aperte. Harrison Ford nonostante l'età con i suoi tipici ammiccamenti ci ricorda Indiana Jones e Han Solo, i suoi personaggi più iconici. Olivia Wilde invece è inespressiva, non trasmette emozioni ed è un peccato perché la trama le ha dato ampie possibilità di farsi notare (non solo fisicamente).
Per concludere, il film aveva delle buone basi per piacere ma la trama a tratti scontata (l'amore tra Lonergan ed Ella, la redenzione del colonnello e del figlio per citarne alcune) e l'introduzione degli alieni (nonostante siano caratterizzati bene) non mi ha soddisfatta.
Photo by Zade Rosenthal/Universal Studios and DreamWorks II - © Universal Studios and DreamWorks II Distribution Co. LLC

martedì 4 giugno 2019

Dylan Dog il Film: leggetevi i fumetti, vi prego...

Il film di cui vi parlo oggi è Dylan Dog - Il Film, alias una perdita di tempo colossale. 
Potrei già chiudere qui la mia recensione, ma vorrei condividere con voi perché i 107 minuti di durata di questo film sono stati molto sofferti.
Innanzitutto ho preso un abbaglio colossale premendo play sul telecomando per guardare questo film. La presenza di Brandon Routh (Superman Returns, The Legends of Tomorrow) mi ha abbagliata, in quanto in Superman Returns e in Arrow mi era piaciuto (lui, non il film su Kal-El!).
Il fatto che Dylan Dog sia stato un insuccesso è indice dell'intelligenza del pubblico medio. Un film che inizia con la classica bionda carina che cucina al buio (al buio!!!) e scalza ha fatto sì che prendessi subito carta e penna per poter dar libero sfogo alla mia vena polemica. 
"Perché ti lamenti così?! Avresti potuto spegnere la tv! O sei masochista?!" mi direte voi. Ebbene quando inizio un film cerco sempre di finirlo, per serietà, per dargli una possibilità (non è questo il caso) e per rispetto nel lavoro di chi l'ha prodotto.
La sceneggiatura è fin dall'inizio segno di pressapochismo. L'idea di ambientare la storia a New Orleans mal si accosta con il Dylan dei fumetti (cui siamo affezionati e motivo predominante - oltre a Brandon - per spingerci a vedere questo film), che vive a Londra. Se a questo aggiungiamo licantropi, vampiri e zombie che vivono in mezzo agli esseri umani diventa una brutta copia della già brutta serie tv Angel, spin off della mitica serie (e qui non si transige sul "mitica") BuffyThe Vampire Slayer
La trama infatti è un insieme di tutto, ma nessuno ha mai detto agli sceneggiatori che linearità e semplicità sono preferibile a un tutto di niente?!
In mezzo a questi mostri, una ragazza (la bionda che cucina al buio) chiede aiuto a Dylan Dog, ex indagatore dell'incubo ora semplice investigatore privato, per scoprire l'assassino-mostro del padre. Dopo i primi tentennamenti e un altro omicidio, quello del suo amico che si tramuta in una macchietta zombie che dovrebbe essere divertente ma che in realtà non lo è, Dylan accetta dando il via a una battaglia tra non umani.
Il cattivo della situazione, Vargas (Taye Diggs, Chicago), non è male come attore ma non nell'interpretazione di un vampiro senza scrupoli. Lo ricordo infatti nella sua interpretazione comica di James in Will & Grace, uomo amato da Will che sposa Grace per restare negli Stati Uniti, in quanto canadese con visto scaduto.
La risoluzione della battaglia è scontata in quanto priva di colpi di scena. Il vampiro trasformato in super-mostro perfino si nasconde durante il combattimento contro l'inerme, ma a quanto pare indistruttibile, Dylan! Ma per piacere!!!
La morte della bionda, scopertasi cacciatrice di mostri, non è di alcuna importanza e non fa provare alcun sentimento, né allo spettatore né all'inespressivo Brandon Routh, i cui primi piani sono inutili durante tutto il film, come pure i suoi muscoli ostentati.
Gli effetti speciali sui licantropi sono alquanto deludenti, ricordano quelli delle prime stagioni di Buffy. Gli unici effetti degni di nota sono quelli sugli zombie: le pustole in faccia dei personaggi sono nauseanti, proprio come dovrebbero essere. 
In conclusione: per rifarvi gli occhi e guardare Brandon Routh fate partire Superman Returns.