venerdì 24 maggio 2019

L'espressionismo tedesco: Il gabinetto del Dottor Caligari

Da IMDB.COM
Dopo la prima guerra mondiale la Germania vive un'intenso periodo produttivo per quanto riguarda il cinema, durante il quale si afferma l'espressionismo tedesco. Tutte le arti, dalla pittura all'architettura, sono al servizio di questo moderno mass media che valorizza al massimo la messa in scena. Le scenografie presentano contorni alterati, sono deformate tanto da perdere il loro realismo. Le immagini oggettivano una visione della realtà dove ansia e angoscia sono le protagoniste. La forte contrapposizione tra luce e ombra è al servizio di questi sentimenti, perennemente presenti sullo schermo.
Il gabinetto del Dottor Caligari (Das Cabinet Des Dr. Caligari, 1920) di Robert Wiene (è il film simbolo di questo periodo storico: l'angoscia è palpabile e si mette in dubbio la realtà fin dal principio.*

da IMDB.COM
Fin dalle prime scene di questo film troviamo le scritte dei dialoghi caratterizzate da un font
spigoloso, alto che ci trasmette subito angoscia, così come la musica che fa da accompagnamento alle scene. 
A queste si accompagnano personaggi con un trucco estremamente enfatizzato, così come lo è la loro recitazione: gesti teatrali, pose lunghe e innaturali insieme ad occhi truccatissimi e a volti pallidi ci fanno capire che la storia rappresentata sullo schermo non porterà nulla di buono.
Un dramma in sei atti che racconta attraverso un flaskback del giovane Francis (Friedrich Feher) di come alla fiera di Holstenwall l'arrivo del Dottor Caligari (Werner Krauss) con il suo nottambulo Cesare (Conrad Veidt, Casablanca) abbia sconvolto il paese. Infatti avvengono degli omicidi misteriosi e il migliore amico di Francis, dopo la predizione di Cesare, viene trovato morto assassinato. Si suppone che il sinistro Dottor Caligari sia a conoscenza della vena omicida del suo sonnambulo, ma che lo protegga dalle autorità. Anche l'amore di Francis, la giovane Jane (Lil Dagover), è vittima della follia di Cesare, ma sopravvive alla sua aggressione e al suo rapimento. 
da IMDB.COM
Francis scopre che Caligari altri non è che il direttore del manicomio del paese, che è impazzito dopo aver trovato il diario del vero Caligari del XVIII secolo. In queste pagine questo sedicente dottore spiegava i suoi esperimenti sui sonnambuli, portandoli a compiere atti contrari alla loro natura, cioè degli omicidi. 
Caligari viene quindi imprigionato nel suo stesso manicomio e torniamo al presente, che capiamo essere ambientato nello stesso manicomio della narrazione. Francis infatti è uno dei pazienti, così come lo sono Jane e Cesare, e il direttore del manicomio altri non è che l'uomo che Francis crede essere Caligari.
E' un film del 1920: non aspettatevi campi e contro campi e macchina da presa che segue i personaggi. La camera infatti è ferma per tutto il tempo, il movimento è dato dalle scenografie e dai personaggi. Anche l'obiettivo della cinepresa è fermo: non ci sono avvicinamenti e primi piani. I volti degli attori vengono sottolineati ed enfatizzati chiudendo l'obiettivo e lasciando in luce solo quello che il regista vuole che venga visto.
Le scenografie che accompagnano tutte le scene sono caratterizzate da una deformazione irreale: porte storte, finestre di forme geometriche strette e lunghe, muri storti, soffitti deformati e soffocanti. Le tende della fiera di paese e i disegni che caratterizzano il paesaggio sullo sfondo sono anch'essi tutti distorti ma danno un incredibile senso di spazio e profondità. Anche l'arredamento è angosciante e l'ansia aumenta mano a mano che vediamo sedie con spalliere altissime e ripetute e sgabelli così alti che un uomo seduto supera di gran lunga quello in piedi sotto di lui. 
Tutte queste forme portano a caratterizzare il massimo esempio dell'espressionismo tedesco, dove il genio di Wiene viene messo al servizio della settima arte.
Un capolavoro da vedere anche solo per cultura,  recuperabile su Amazon ma anche su YouTube.









*Fonte: Introduzione alla storia del cinema, a cura di Paolo Bertetto, Utet Libreria, 2002



mercoledì 22 maggio 2019

I film del martedì: Fast Five

Big G mi parla di Fast Five come del film più bello della saga e dopo un buon pollo al curry cucinato da lui mi dice: "Finalmente siamo arrivati a Fast Five!".
Secondo me si sente un po' in colpa perché non abbiamo ricominciato la saga di Harry Potter o perché non mi ha ancora permesso di fargli vedere qualche film più impegnativo. O forse è solo una mia speranza quella di riuscire a fargli vedere almeno un film di Hitchcock.

Fast Five (2011)

Fast Five o Fast & Furious 5 che dir si voglia inizia da dove era terminato il quarto capitolo. E' il primo dei F&F che è direttamente consequenziale a un altro e troviamo Mia, Brian e i due amici messicani di Dom a dirottare il pullman di carcerati. Ovviamente, nonostante il pullman venga fatto rotolare per cento metri, tutti sono illesi e Dom è l'unico evaso.
Già da qui capiamo che il budget per questo film è bello corposo e che il pullman che vola e rotola è solo l'inizio di sequenze dinamiche con le auto. Ricordate The Blues Brothers? Non arriviamo a quel livello di auto distrutte ma nel film si impegnano parecchio per rendergli onore. 
Anche Brian e Mia si trasformano definitivamente in criminali e si danno alla fuga, incontrando a Rio de Janeiro Vince (Matt Schulze, Blade), che odia ancora Brian. Coinvolge i due in una rapina a un treno di tre auto sequestrate dalla DIA, alla quale si aggiunge anche Dom ma qualcosa va storto.
Da qui parte la vera trama, perché i nostri simpatici amici vengono coinvolti in un furto al capo della malavita di Rio, Reyes (Joaquim de Almeida, Come ti ammazzo il bodyguard), che tiene nascosto nell'auto un chip dove vengono localizzati i milioni di dollari nascosti in vari magazzini derivanti dalla vendita della droga.
Il film a questo punto si trasforma in Ocean's 11 (2001) perchè Dom e Brian (alla guida della sua amata Skyline) chiamano a raccolta gli amici specializzati in diverse branchie del crimine per fare il super colpo che li accaserà (tranquilli, la saga va avanti). Ecco arrivare Han, il mio personaggio preferito, ancora in vita perché non si è ancora recato a Tokyo (non andarci!), Roman e Tej (il cantante Ludacris, entrambi dal secondo film), Gisele, Leo (Tego Calderon) e Santos (Don Omar, entrambi dal capitolo precedente). 
Per prendere una banda del genere serve un super uomo, uno che non deve chiedere mai e che con un solo sguardo spaventa una banda di criminali armati fino ai denti di Rio: Hobbs (Dwayne Johnson alias The Rock, Baywatch). Hobbs è un duro, uno di quelli che guardando un'auto sequestrata capisce subito che manca il chip (quello di cui sopra con la localizzazione dei magazzini con i soldi), uno di quelli che capisce al volo che Dom, Brian e Mia non lavorano da soli e ordina al suo subordinato di trovare la banda. Il tipo la banda la trova, perché non può subire l'ira di Hobbs. Hobbs andrebbe contro decine di brasiliani armati fino ai denti per prendere Dom (gli altri passano in secondo piano, il bersaglio è diventato lui perché osa sfidarlo). 
Insomma appena lo vediamo entrare in scena non vediamo l'ora che si prenda a cazzotti con Dom. Lo sceneggiatore non ci può deludere e la rissa avviene, sotto gli occhi di poliziotti e nostri "eroi" che non si intromettono. Vin Diesel incredibilmente vince, ma si fa ammanettare per poi salvare la vita di Hobbs durante una sparatoria durante la quale muore tutta la sua squadra. Hobbs non può che unirsi a Dom per sconfiggere Reyes e vendicare i veri buoni della storia. 
Questo rende molto felice la poliziotta Elena (Elsa Pataky, sposata con quel figo di Chris Hemsworth), che fa gli occhi dolci a Dom dal loro primo incontro. 
Qui c'è la sequenza di corsa più assurda del film: dopo aver recuperato la cassaforte che conteneva tutti i milioni di Reyes, Dom e Brian la trainano con due cavi di ferro indistruttibili (e già qui...) e la portano in giro per tutta Rio, senza alcun problema. Il peso di una cassaforte del genere piena zeppa di contanti è assurdo e sicuramente non può essere trainata come un carrello tenda in giro per le strade. 
Viene in soccorso dello sceneggiatore Big G che mi dice "M. questa è la cosa più credibile. Non sai cosa arriverà dopo....". E mi metto l'animo in pace. La credibilità non è la cosa principale in questi film... 
I nostri eroi riescono a sconfiggere Reyes, che viene crivellato da Hobbs mentre cammina verso Dom, per dirgli che gli dà 24 ore per fuggire e che dopo li prenderà. In quelle ore presumibilmente Dom va dalla bionda Elena e la fa passare al lato oscuro (la personalità magnetica di Dom attira tutte e tutti), tanto che si ricongiungeranno con Brian e Mia, prossima al parto, in una casa sulla spiaggia.
La gara in auto tra Dom e Brian che tutti speriamo c'è anche in questo film, ma è marginale. Infatti partecipano anche Roman e Han mentre guidano delle auto della polizia rubate in giro per Rio.
Di bello in questo film c'è anche Han che trova l'amore: si innamora al primo sguardo di Wonder Woman e quando la vede in bikini non ha molto da immaginare. 
Che dire, questo film introduce il personaggio di The Rock, perfetto per questa saga. La rivelazione di Fast Five è proprio Hobbs, iconico in ogni sua scena. 




La prossima puntata: Fast & Furious 6.

mercoledì 15 maggio 2019

I film del martedì: Fast and Furious 4, il ritorno degli originari

"Manca solo il quarto e poi arriva il quinto film, che è un capolavoro". 
Anche se per capolavoro io intendo ben altro, mi lascio prendere da questa saga come Big G aveva previsto, sperando che T non si addormenti durante la visione.


Fast and Furious: solo parti originali (2009)

Immagine da IMDB.COM
Big G fa partire il film su Netflix dicendo che non è pessimo come il 2 ma neppure bello come Tokyo Drift. Aveva ragione, ma si lascia guardare, anche se privo di colpi di scena imprevedibili.
Ritorna Brian, questa volta incredibilmente assunto dall'FBI nonostante la sua scarsa capacità di seguire la legge, che per l'ennesima volta deve lavorare sotto copertura. 
Il cattivone del film è Braga, uno spacciatore del quale non si conosce il volto, che importa droga dal Messico. E' anche il mandante dell'omicidio di Letty, per la quale Dom cerca vendetta infiltrandosi anch'esso nella gang e scontrandosi con il vecchio amico. 
A introdurli nel giro è Gisele (Gal Godot, Wonder Woman), l'ennesima bella al quale il cattivone affida ruoli importanti nella sua organizzazione, che si prende una cotta per i muscoli di Dom, quasi immune al suo fascino in quanto innamorato della sua Letty.
Ritornano anche altre parti originali, come ad esempio Mia, la sorella di Dom, ancora innamorata di Brian nonostante le abbia spezzato il cuore. Nessun colpo di scena: i due ritornano insieme, attratti l'uno dall'altra e Dom permette questa cosa senza riempire di botte Brian. 
Il biondino però se le prende quando Toretto scopre che Letty lavorava sotto copertura per l'FBI per sgominare Braga (John Ortiz, Il lato positivo), che si scopre essere il tizio con cui stavano lavorando che si spacciava essere solo un galoppino.
Letty voleva ripulire la fedina di Dom per permettergli di tornare negli States e condurre una vita normale, smettendo di rapinare camion carichi di benzina insieme all'amico Han, che ritroviamo vivo e vegeto in quanto questo quarto capitolo si svolge in realtà prima di Tokyo Drift.
Dopo una sana scazzottata i due amici intraprendono una corsa all'ultimo sangue per riportare dal Messico agli U.S.A. Braga, inseguiti a rotta di collo dai cattivoni. La morte di Fenix (Laz Alonso, Avatar), l'assassino di Letty, travolto dall'auto di Dom è la trasposizione della sua rabbia e della sua vendetta portata a termine. Infatti il nostro amato criminale si lascia prendere dalle autorità, salvando il lavoro a Brian. La sua testimonianza non lo salva però dalla prigione e il film termina con Dom rinchiuso in un autobus insieme ad altri carcerati che stanno per essere trasferiti e le auto di Brian, Mia e di altri due sfigati amici di Dom che circondano il mezzo. 
Scortano l'amato alla prigione o lo liberano in maniera spettacolare? 
Big G mi ha detto che lo scoprirò all'inizio del quinto film, ma come andrà avanti questa storia è chiara, no? 

mercoledì 8 maggio 2019

I film del martedì: The Fast and the Furious Tokyo Drift

Terzo appuntamento per la saga caldeggiata da Big G, Fast & Furious. Big G, T e io siamo persone serie, che si impegnano nelle cose che fanno. Quando vediamo un film di una saga la vediamo tutta di fila, senza interromperla per film migliori o per prendere una pausa da un brutto capitolo (leggi: 2 Fast and 2 Furious). 
Quindi eccomi qui a raccontarvi la serata di martedì scorso, questa volta ambientata in Giappone (per la felicità di Big G).

The Fast and the Furious: Tokyo Drift (2006)



https://www.imdb.com/title/tt0463985/mediaviewer/rm2267166464
Immagine da IMDB.COM
Proviamo con un reboot della saga e ambientiamo a Tokyo il terzo film. Luci, grattacieli, milioni di persone, auto colorate che non solo corrono ma anzi driftano. Funziona. E alla grande. 
Il teenager Sean (Lucas Black, classe 1982 quindi all'epoca 24enne e poco credibile nel ruolo; N.C.I.S.:New Orleans) viene spedito dalla madre a raggiungere il padre militare in Giappone, per evitare il carcere minorile per le gare clandestine di auto. Si ritrova in un paese di cui non conosce né cultura né tanto meno la lingua, vivendo a stretto contatto con il padre che non vede da tempo in una casa più che minuscola.
Qui ovviamente si inserisce subito nelle corse locali grazie al compagno di scuola Twinkie (Shad Moss, Scary Movie 5) e ovviamente si innamora di Neela (Nathalie Kelley, Dinasty) la ragazza di D.K., alias Drift King (Brian Lee, Jurassic World), il cattivone del film. 
Han, immagine da IMDB.COM
Grazie all'aiuto di Han (Sung Kang, nel reboot di Magnum P.I.) impara a driftare, cosa che per un americano abituato a strade dritte e lunghissime non risulta così semplice, ma soprattutto impara che i propri errori si devono pagare. Quindi grazie al drift cresce e diventa più maturo (ehhhh???!! N.d.M.). 
Come ogni stereotipo che si rispetti, il cattivone D.K. è il nipote di un boss della Yakuza e avergli sottratto la ragazza (Sean) e averlo imbrogliato (Han) lo fa arrabbiare di brutto, tanto da uccidere Han, il mio personaggio preferito. 
Con questa sua tranquillità nonostante le non facili situazioni mi ha ricordato molto Rusty, alias Brad Pitt negli Ocean's. In più in ogni scena mangia qualcosa proprio come Rusty e ha un ciuffo di capelli ribelli (non proprio il Brad degli Ocean's, ma di altri film). Risulta subito simpatico al pubblico per la sua noncuranza dopo che Sean gli ha distrutto un'auto provando per la prima volta a driftare. Manco sapeva cosa significasse e questo sbarbatello americano ha voluto partecipare a una gara!
Ritorna quindi il leitmotiv di distruggere un'auto per diventare amico di un criminale, come accadde per Brian e Dom nel primo film, ma la faccenda si fa un po' più seria con la morte di Han e qualche minaccia da parte della Yakuza.
Solamente con la sfida finale di drift D.K. perderà il ruolo di Drift King e lo otterrà Sean, vincendo la bella (insomma, se vi interessa la tipa guardate la prima stagione di Dinasty, è più carina in questo ennesimo reboot dei nostri tempi) e la libertà dalla Yakuza. 
L'unico a sfidarlo al dritf a fine film è un amico di Han, venuto a onorare la sua memoria e altri non è che Dominic Toretto! 
Boom! Si apre quindi la strada a dei prequel dei sequel che Big G mi ha entusiasticamente decantato. 
Venendo dal secondo capitolo Tokyo Drift mi è piaciuto molto, tanto che volevo provare a driftare ritornando a casa quella sera, ma ho evitato di distruggere il mio unico mezzo di trasporto.




La prossima puntata: Fast and Furious solo parti originali.

domenica 5 maggio 2019

I film del martedì: 2 Fast and 2 Furious

Continua la saga del martedì iniziata su suggerimento (leggi: imposizione) di Big G, Fast & Furious (qui il primo film).
Questa è la volta del secondo capitolo, che mi ha fatto finire a letto con una colica. Forse la colica non è strettamente collegata al film, ma mi piace ricordarlo così, per non sbagliare e vederlo una seconda volta. 

2 Fast and 2 Furious (2003)


Photo by Eli Reed - © 2003 - Universal Pictures - All Rights Reserved
Inguardabile sequel che tenta di ricalcare il successo del primo film (ma non c'è Vin Diesel, quindi come può riuscirvi?! N.d.M.).
Brian ritorna come protagonista ed è ingaggiato dalla polizia, per la quale non lavora più, per infiltrarsi (ancora!) in un assurdo giro di riciclaggio di denaro a Miami, effettuato tramite consegne con corrieri su auto (già.... N.d.M.). 
Per questa difficile missione si fa aiutare dall'amico di infanzia Roman (Tyrese Gibson, una macchietta insopportabile), un criminale non sulla retta via che ha un conto in sospeso con il bel biondino. 
Se non l'avessimo già capito Brian vorrebbe fare il poliziotto ma è irrimediabilmente attratto da personaggi che della legge non sanno che farsene.
Oltre a Roman arriva anche la collaborazione della poliziotta infiltrata Monica (Eva Mendes, Hitch, in una delle sue peggiori interpretazioni), diventata la ragazza del boss Verone (Cole Hauser) che devono incastrare. 
Noioso e prevedibile, con una sceneggiatura così ridicola che Big G. mi ha chiesto scusa mille volte per avermelo fatto vedere. "Ma è nella saga, M." quindi se le cose si devono fare, vanno fatte bene... 
Di decente in questo film per me solo la Honda S2000 Convertible fucsia guidata da Suki (Devon Aoki, Sin City). Una macchina da Barbie, ma ehi è rosa!

La prossima puntata: Fast and Furious: Tokyo Drift.

venerdì 3 maggio 2019

I film del martedì: The Fast and the Furious

Avete presente quando le proposte di film sono tante e non sapete quale scegliere per la serata? American BeautyFight ClubPsychoLa finestra sul cortile? Ecco, è così che Big G. ci ha convinti a guardare tutta la saga di Fast and Furious, disponibile su Netflix. 

The Fast and the Furious (2001)

Inizia con questo film la famosa saga dove sono le corse automobilistiche a farla da padroni.

Il primo film
Brian O'Conner (il compianto Paul Walker, Trappola in fondo al mare) è un poliziotto infiltrato che cerca di sgominare la banda di automobilisti con macchine super veloci che rapina i camionisti durante il loro viaggio. Inizia a gareggiare durante le corse clandestine sulle strade di Los Angeles con la sua Nissan Skyline importata (dal Giappone con la guida a destra, auto preferita che rimarrà il suo marchio di fabbrica) e diventa amico di Dominic - Dom - Toretto (Vin Diesel, Guardiani della Galassia), che insieme alla sua ragazza Letty (Michelle Rodriguez, Lost) e a degli amici gestisce un'autofficina. Brian si innamora della sorella di Dom, Mia (Jordana Brewster, American Crime Story), e la sua lealtà verso la legge vacilla, tanto da lasciare andare Dom alla fine del film, che fugge dal paese insieme all'amata.
Lineare, prevedibile ma in fondo godibile il primo film ci presenta quei personaggi che ritroveremo successivamente e che sono ormai diventati un'icona del genere. 
Introduce anche il NOS, cioè le bombole di protossido d'azoto con cui vengono dotate queste auto da corsa per andare ancora più veloci. Le inquadrature con il NOS si sprecano, diciamo che sono quasi quanto quelle delle ragazze in mini mini mini dress.
La cosa più interessante di questo film sono i rapporti tra i personaggi e il loro sviluppo. Si porranno le basi per i sequel, ma inquadriamo già da subito che le cose non sono tutte bianche o nere, soprattutto quando ti innamori della sorella del cattivo del film.

La prossima puntata: 2 Fast and 2 Furious.


giovedì 2 maggio 2019

Pretty Little Liar: ragazze cattive

Pretty Little Liars (2010-2017) è una serie tv liberamente tratta dai libri di Sara Shepard. Dico liberamente perché la serie prende una piega molto diversa dai libri, tanto che alcuni personaggi fissi che vediamo in tv in realtà muoiono quasi subito!

La storia è ambientata nella cittadina di Rosewood e narra le vicende di quattro ragazze liceali, Aria (Lucy Hale, 4 amiche e un paio di jeans, Obbligo o verità), Spencer (Troian Bellisario, figlia del famoso produttore Donald P. Bellisario, Feed, Clara), Hanna (Ashley Benson, Pixels) ed Emily (Shay Mitchell, L'esorcismo di Hannah Grace), che dopo un anno dalla scomparsa della loro leader e amica Alison (Sasha Pieterse, The Honor List) iniziano a ricevere messaggi minatori da un certo "A", che sembra conoscere tutti i loro segreti e per questo le ricatta.
Man mano che va avanti la storia si capisce che Alison era proprio una stronza, tutti volevano esserle vicino per la sua popolarità ma si comportava malissimo anche e soprattutto con le proprie amiche. 
Photo by Eric McCandless/Freeform - © 2016 Disney Enterprises, Inc. All rights reserved.
Photo by Eric McCandless/Freeform - © 2016 Disney Enterprises, Inc. All rights reserved.

Le minacce di A vanno avanti per tutte e sette le stagioni di cui è composta la serie, prima ad opera di Mona (Janel Parrish, Tutte le volte che ho scritto ti amo), poi di CeCe (Vanessa Ray, Blue Bloods) che si rivela essere più stronza di Ali, e infine di un'altra mente malvagia, la peggiore di tutte (vi ho già spoilerato abbastanza, per sapere chi è dovete vedere la serie). 
Come vi dicevo la storia si differenzia molto dai libri: Mona muore, invece nella serie è uno dei personaggi ricorrenti e forse il più riuscito. Geniale e un po' pazza, ossessionata dalla competizione e da A, da nemica numero 1 si trasformerà in alleata delle girls, tanto da aiutarle nella loro lotta contro l'anonimo nemico ma non è mai considerata una di loro, tranne che da Hanna. 
Anche il personaggio di Toby (Keegan Allen, Major Crimes) non fa una bella fine nei libri, mentre nella serie tv diventa uno dei protagonisti e il fidanzato in diversi momenti di Spencer. Toby è il classico "ragazzo Pantene": capelli folti con pettinature diverse negli episodi tanto da dover giustificare il suo attaccamento alla sua capigliatura nelle ultime stagioni.
Come avrete capito Pretty Little Liars (PLL) è un teen drama, ma con tinte oscure e di thriller. L'amicizia controversa con Ali, l'attrazione di Emily verso di lei, la competitività scolastica di Spencer alias l'eterna delusione della sua famiglia in confronto alla perfezione della sorella Melissa (Torrey DeVitto, Chicago Med), la bulimia di Hanna, l'amore di Aria per il suo professore Ezra (Ian Harding, Chicago Med) si intersecano a abbondanti scene buie nei boschi, cadaveri e tentati omicidi.
Le ragazze bugiarde e un tantino faciline hanno il loro da fare anche con la polizia, mentre cercano di portare avanti la loro vita, con A sempre un passo avanti a loro. 
Nonostante delle situazioni assurde, alcune che sfociano nel paranormale (per lanciare uno spin-off morto dopo la prima stagione, Ravenswood con Tyler Blackburn, nel reboot di Roswell) è un piacevole teen drama rispetto ad altri (Vampire Diaries ad esempio), con una trama più approfondita che si incastra in sette stagioni fino all'episodio finale dove tutto si incastra e viene rivelato. 
Troviamo anche due attrici icone di passate serie tv interpretare le mamme di Aria e Hanna: Holly Marie Combs di Streghe e Laura Leighton di Melrose Place.
Negli Stati Uniti stanno trasmettendo il sequel di PLL, Pretty Little Liars - The Perfectionists, con Ali e Mona come guest star. 
Se vi ho creato un po' di interesse andate su Netflix e guardatevi le sette stagioni!