giovedì 25 ottobre 2018

Vittoria e Abdul: leggete il libro

Da tempo volevo vedere il film Vittoria e Abdul (2017, Victoria & Abdul), poiché ho letto l'omonimo libro di Shrabani Basu, giornalista e scrittrice indiana che ha effettuato accurate ricerche storiche per raccontarci la vera storia di Abdul Karim, indiano musulmano che si ritrova alla corte della Regina Vittoria a Londra, caduto nel dimenticatoio dopo la sua morte. 
Abdul arriva in Inghilterra per il giubileo della Regina, come "dono" durante i sontuosi festeggiamenti. Vittoria ne è affascinata fin da subito, trattenendolo in Inghilterra e approfondendo la conoscenza di quello che da cameriere diventa il suo Munshi (insegnante). Inizia così ad amare l'India e le sue tradizioni, tanto da invitare Maraja e Marajani ai festeggiamenti e negli anni seguenti. 
La presenza di Abdul suscita un grande malcontento alla corte della regina, sia per il potere che stava acquisendo sia per la diffidenza verso una persona dalle tradizioni così diverse (chiamiamolo pure razzismo), tanto che alla morte di Vittoria vengono bruciate le lettere che l'uomo aveva ricevuto dalla Regina, per eliminare ogni collegamento con lei. 
Ricostruire tutta la sua storia non è stato facile per la Basu, cosa che traspare dalle pagine di questo suo libro storico, apprezzandolo ancora di più.
Purtroppo guardando il lungometraggio non vi è nulla di tutto questo. 
Che siano in atto grandi festeggiamenti per il Giubileo non è chiaro: lo si accenna all'inizio del film ma poi non è più ribadito (l'affaticamento dell'ormai anziana Regina durante l'anno dei festeggiamenti, il 1897, è stato alleviato dai racconti di Karim sul suo paese) per non parlare di illustri ospiti provenienti dall'India che non si vedono né si nominano.
Il regista Stephen Frears (Le relazioni pericolose) si era già cimentato con la Corona britannica nello splendido The Queen con Helen Mirren e infatti mi aspettavo quasi una fedele trasposizione del libro, o almeno di ritrovare le atmosfere nelle quali mi sono immersa leggendolo. 
La solennità per fortuna l'ha data la bravissima Judi Dench (ha lavorato con Frears in Philomena), che riprende i panni di una Regina inglese dopo Elisabetta I di Shakespeare in Love. Ha saputo interpretare i vari volti di Vittoria con la sue grandi doti attoriali: la durezza, la consapevolezza di sé, la dolcezza e il buon cuore, tanto da far commuovere nelle sue ultime scene. 
La vita della Regina Vittoria è stata ampiamente portata sullo schermo (l'attuale serie tv Victoria, romanzata ma fatta molto bene) ma non poteva interpretarla nessun altro nei suoi ultimi anni di vita se non Judi Dench. 
Ci presenta una Regina negli anni in cui la pesantezza del regno e dei suoi compiti si faceva sentire, come pure essere circondata da una corte chiusa ai cambiamenti che le si è schierata contro quando ha trovato un po' di distrazione e interesse per una delle colonie della quale era Imperatrice. 
Sta di fatto che all'età di ottant'anni la Regina Vittoria ha iniziato a studiare l'urdu, imparando a scriverlo e a parlarlo, cosa tutt'altro che scontata perfino ai giorni nostri. 
Se avete voglia di fare un tuffo alla fine dell'Ottocento in questa splendida amicizia, che ha avuto sì i suoi lati negativi e di interesse ma ha anche allietato gli ultimi anni della donna più potente del tempo che si sentiva molto sola, leggete il libro di Shrabani Basu.



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